ballatasadica

A sua (di Lei) immagine e somiglianza.

Archivi per il mese di “gennaio, 2013”

lotta all’ultimo flash

Fatemi capire fatemi capire fatemi capire.

Buahahahahahahahhahaha.

La mia “amica” che non mi mette manco mezzo mi piace alle mie foto professionali, ma in compenso si aggiunge e contatta TUTTI i fotografi con cui IO ho scattato per poi farci le foto anche lei.

Ti preeeeego.

Ovviamente lei li paga.

Ovviamente.

No qui abbiamo superato abbondantemente il ridicolo…

Ripenso alla giornata di ieri. Turisti che mi chiede se possono fare una foto insieme a me.

E’ stato divertente.

Poi penso: Dio, ma quanto puoi essere sfigata per chiedere disperatamente a TUTTI i miei fotografi di farti due foto?

Dai rosica, su.

Preferisco altri peccati capitali , io.

Vanità (superbia) e gola, per esempio.

 

Sto pensando che generare un figlio è una delle cose più assurdamente estreme, sacre, e onerose, che un uomo possa fare. Sto pensando che molti lo fanno solo per saldare un debito col mondo, per sentirsi più completi, per credere di aver appianato qualche dislivello.

Ritengo che per un essere umano, fare un figlio è un qualcosa che esula da questioni strettamente biologiche. Pensate a cosa viene esposto ogni essere umano che nasce. Fare un figlio non è solo condurlo dall’utero, all’incubatrice, all’altare, alla tomba. Pensate il peso, insostenibile, di vivere, consapevolmente, da uomini. Pensate che significa esporre una persona alla consapevolezza della morte, costringerla a dubbi martellanti a cui gli animali non saranno mai sottoposti.

L’inizio e la fine, e in mezzo, un dedalo di assurdità. La Storia, per esempio, col suo susseguirsi di azioni atroci. Come puoi spiegare a un figlio la sofferenza, l’inconsistenza delle cose, Hitler, il male, il bene, Dio?

Cioè, di fatto insegniamo roba che manco noi sappiamo. Diventiamo maestri de niente, del boh, del forse, e dell’intanto vivi.

Perché anche noi a nostra volta siamo l’anello di una catena, iniziata per noi dai nostri genitori parte di quella catena. Genitori e figli, tutti figli degli stessi atroci dubbi.

Per non dire che la vita è un insulso troppo ardito rischio, si dice che è un dono, un’opportunità.

Penso ai miei potenziali figli che aleggiano nell’oblio, immemori e dolcemente inconsapevoli del tutto. Non vivono, non sono, quindi non godono né soffrono. Penso che questo sia uno stato di pace fantastica.

Penso ai miei potenziali figli che danzano nell’oblio, e penso di non essere degna di compiere la crudeltà di strapparli da lì, per l’egoistico piacere di farmi anche io donatrice di vita. Perché poi non sarei in grado di mantenere alto il ruolo, sempre, costantemente.

Perché, un giorno, mi si potrebbe chiedere: perché lo hai fatto?

Con tono di rimprovero. Non si sostengono gli occhi di un figlio, in questi casi.

E’ anche vero che la percezione della vita è soggettiva. Magari danzano nell’oblio milioni di bambini che premono al fine di nascere, scrivere la loro parte di Storia, incidere o scalfire il mondo con la loro presenza. Magari i miei potenziali figli sono lì.

Non so, non sono sicura.

Sono in quella fase in cui è bene capire da che verso va la mia vita, prima assolvere su di me il peso di una altrui esistenza.

La lascerò scorrere, vedere dove mi porta.

Ammetto solo di essere un filo curiosa.

questo appello non s’ha da dare.

Mi sveglio con il ciclo, e quindi, a parte svegliarsi borfi come un pupo, si ha la consapevolezza che si prospettano sei o sette giorni di merda.

Così penso alle pubblicità di merda degli assorbenti. Mentre le tizie giuggiuleggiano minchiate, fanno ruote e spaccate. “Uh, sì mi sento così sicura e pulita con lines, così fresca, così sto cazzo” io penso che manco vorrei alzarmi dal letto, che sento come dei topini a rosicchiarmi le ovaie, che per quale cazzo di motivo mio nonno sta usando l’aspirapolvere folletto di merda, che non raccoglie manco un capello ma in compenso fa un rumore della madonna, alle stracazzutissime foraballe delle dieci di mattina, porca m…?

Così  penso che in questi giorni “cazzo”, “sticazzi”, “che palle”, “vaffanculo” e “non rompermi il cazzo che palle, vaffanculo e muori” diventeranno i miei mantra. Come tutti i mesi.

Così penso anche allo stracazzissimo cazzo di appello. E penso che se non ci fossero state le feste di merda in mezzo non solo avrei qualche buon cuscinetto adiposo orribile rigonfio in meno, ma avrei anche conseguito un risultato migliore. Per esempio, essere pronta per l’esame.

Però penso: sticazzi, perché dovrei preoccuparmi io che sto circa 5 esami avanti a certa gente. E’ un esonero, fosse un esame. Però poi penso: perché questa gente, tipo, non muore e fa un favore all’umanità liberandola di cotanta passiva inutilità? Perché devono consumare spazio e ossigeno? E spazi virtuali per infarcirli di KKKKKKKKKK e KKKKKKuoricini?   (   ❤   )

Poi penso: posso ancora farcela. Poi penso: ah ah ah ah ma che cazzo dici, cogliona.

E inoltre mi dico: ma la parola fidanzata, impegnata, non dovrebbe già far pensare- ok, cazzo, non mi ci sta, mi levo dalle palle?

Perché se io ti dico : sono fidanzata. TU ti devi levare dalle palle. TU, VOI. Ma quanti cazzo siete?

Per carità, meglio iper desiderata che cessa sfigata- non mi si caga un cane manco quando mi metto in tiro. (le cesse sfigate converranno con me).

Ma cazzo: se io ti dico che sono fidanzata, tu non puoi rispondere: dammi una possibilità. Perché evidentemente pensi che sono una sgualdrina. E infine mi dico: non è che se una è appetibile, è per forza una sgualdrina.

E poi penso: sgualdrina, a sorreta. Morite tutti.

Così ho letteralmente carpito la batteria del cellulare di merda fuori dallo stesso cellulare di merda, che non darà più segni di vita per i prossimi almeno 3-4 giorni, e se non si è ben capito, levatevi dal cazzo.

Cazzo. Merda. Vaffanculo. Morite.

Mai abbinare il ciclo a una mente come la mia.

 

nonsense della domenica

C’era una poesia “visiva” sulla guerra mondiale che mi ha dato un po’ da pensare. Era fatta tipo a calendario, per dire:

guerra

guerra

guerra

guerra

guerra

(e così mese per mese)

Maggio.

 

Come a dire:  in quei momenti tutto è stato drammaticamente sospeso, il mondo era vuoto, la vita era non vita, poi, Maggio.

(tra l’altro oggi ricorre anche la giornata della memoria, ma non voglio infarcire queste pagine di melassa retorica, perché in cuor mio so che quelle persone trucidate-e tutti i morti dei genocidi della storia, perché nessuno parla mai degli Armeni, per esempio?- non vorrebbero essere ricordate con compassione).

Ad ogni modo, a riscrivere sta poesia, farei proprio:

crisi.

crisi.

crisi.

crisi.

crisi.

E poi un mese. Non so, Aprile.

(Però non si sa di quale anno)

Perché lo percepite , sto clima di insicurezza perenne, di stare in bilico, di navigare nel marciume, di tensione, di imprese che chiudono, di bombardamenti mediatici…

Un clima ancora decisamente pesante, mitigato giusto ora da speranze di ripresa, ma è perché siamo in clima elettorale. Si promette sempre l’Eden , sotto questo periodo.

Il destino ci ha sballottato nella patria sbagliata. Il Paese più bello del mondo, ma anche uno dei più mal governati, da sempre, della Storia.

I “giovani” come me, imparano ogni giorno di più l’arte del disincanto, “tanto ormai”, salvo poi ecco, rifugiarsi in un clima edonistico di “nulla sta succedendo” “viviamo alla giornata” “tanto non cambierà mai niente” e me ne andrò.

Ricordo con una certa amarezza le frasi superficiali di una borghesotta altrettanto superficiale e oca, faceva il mio liceo. Ma voi la sentite la crisi? (credo fosse il 2010). Come a dire: io no. Sfido: piscina, villa, lavoro assicurato dal padre senza bisogno di studiare oltre. Anche perché non sapeva mettere due parole in fila.

Però non provai invidia, pensai solo: beata te , che non capisci un cazzo. Non: beata te, che hai una vita facile.

Perché è così. Quelli che non capiscono un cazzo non hanno pensieri da scacciare, vivono bene, condividono frasi fatte su facebook e si lasciano vivere .

Quelli che non capiscono un cazzo sono la maggioranza. Idioti e superficiali, animali che parlano.

Alle menti pensanti,  è dato soffrire. Sempre. E mettere in discussione ogni singolo pensiero. Le persone che si scavano dentro e sminuzzano la realtà per poi rielaborarla, affondano nella propria voragine interiore. E non arrivano MAI  a conoscersi fino in fondo.

A venti anni, con me stessa, sto solo facendo le presentazioni.

 

 

 

Bof, nonsense, è la domenica.

à la santè

E così apprendo che il mio ex storico si è messo con una tizia simil civetta situata dall’altra parte dello stivale. Zero amici in comune su facebook, bambini miei.

Sapete che significa questo?

(sussurrando ammiccante): Che se l’è andata a pescare in un sito d’incontri o similaria circa al 99 percento dei casi. Quindi dai, sega dopo sega c’è scappato l’incontro. Ma non ditelo a nessuno, shhhhh.

Voglio dire, tesoro. Ti sei ridotto a essere talmente sfigato che, considerando che il genere umano è in sovrabbondanza, la prima creatura del sesso opposto che ti si caga è situata a 600 km da te?

Poi guardo le foto della suddetta. Ah sì sì, una fotomodella proprio. Che studia? scienze delle merendine, pppppppft.

Così tipo flashback da film vedo un’immagine di me un po’ sbiadita e un po’ ossessionata. Liceale, in combriccola coi brufoli, col parlare francese, coi capelli ribelli, coi tratti somatici troppo da bambina, e con lui. Sfigata almeno quanto la nuova tizia che ha, e che gli si confà.

E mi vedo anni dopo fiera dei miei successi e dei miei risultati. Delle storie che ho avuto dopo…e ricordo con un sorriso malizioso pure le promiscue grasse scopate che mi sono fatta quando sono voluta restare un annetto single. Vi dirò, un anno da leoni, di eccessi, l’anno in cui sono cresciuta di dieci anni, l’anno che mi ha marchiato a sangue con l’effige dannunziana, plasmando e deviando la mia personalità.

Mi sono data (ehm…ehm) così tanto da fare tra il 2010 e diciamo fino a metà 2011 , che adesso il sesso mi disgusta e se bevo una tazza di tè sento che ho compiuto un vezzo trasgressivo. Dovreste vedermi: ogni tanto entrare in un bar, vedere a destra e manca gente coi loro shortini alcolici a berciare cose senza senso italiotiche, io che chiedo “la carta dei tè”, lo scelgo, mi faccio portare la tazza, metto in infusione, attendo, verso, sorseggio.

Penso che ho perso la verginità troppo precocemente, che davo troppo peso alle cose, che tutto sommato è inverno ma non freddo…

e che sono una fica della madonna e prospetto ancora di migliorare, una musa di una bellezza becera e ambigua, barocca di savoir-faire, troppo troppo fica per non ricordare al mondo e a chi ho doppiato, che se una donna come me si volta indietro, è solo per rendersi conto dello stacco che ha dato agli altri.

A’ la santé!

non siete CURVY, siete FAT.

Sto per scrivere un post estremamente antipatico. Ma è che mi girano i coglioni quando sento i qui-pro-quo.

Saprete benissimo, soprattutto se siete donne all’ascolto (lettura), che ora è tutto un “vanno di moda le curvy”. Curvy girl, cioè appunto donne/ragazze FORMOSE.

Ho trovato su youtube un canale dedicato (si dice) alle donne formose. Propone dei vestiti per donne formose. Vai a vedere la tizia che mastodonticamente “sfila” per un corridoio (quello di casa sua) e…tutto è meno che curvy. E’ grassa, punto.

L’obesità non è “curvy”. E’ una malattia, e esteticamente non piacevole. Per i nostri canoni estetici, se vedete una tipa obesotta o comunque decisamente in sovrappeso, non è che pensate “è curvy”.

Loro sì. Dicono di essere in pace con se stesse, che si piacciono, che sono “formose”. Non siete formose, non avete forme, solo rotoli di ciccia.

Evidentemente non avete presente la differenza tra un grissino, una clessidra e una sfera.

Il grissino è skinny: skinny è la modella magrissima, un po’ emaciata, ossuta. Kate Moss, che vi posso dire.

why are fashion models so thin?

Questo è skinny, che infatti significa “ridotto all’osso”. E ricorda questo:

E ci siamo. Che per carità, a meno che la tizia non lo è di costituzione, è un modello direi da non imitare. Non solo da un punto di vista estetico, ma soprattutto per una questione di salute.

Indicativamente per essere “skinny” si porta una prima-seconda di seno, una 36-38-40 di jeans, una xs o addirittura xxs di vestiti.

CURVY è questo:

Curvy è sinuosità, è forme, ma non è grasso. Monica Bellucci, Kim kardashan…

Indicativamente sei “curvy” se sei comunque nel peso forma, se porti una seconda abbondante-terza-quarta di reggiseno, se porti una small massimo medium di maglietta e una 42 massimo 44 di jeans. Non prendiamoci per il culo.

E’ esteticamente molto bello, e somigliate a questo:

Un qualcosa di sinuoso, gradevole, proporzionato.

MA se voi siete così:

A me, duole dirvelo, non  risulta per niente voi siate “curvy”. Siete grasse, fine del discorso. E in sovrappeso.

Le vostre misure sono (all’incirca, poi bisogna vedere come il grasso è distribuito)

maglietta: m (raramente), L (sovente), e da XL in su.

seno: minimo minimo una terza, ma potrete arrivare anche a una quarta, quinta. In fondo il seno è lardo sottocutaneo e un agglomerato di ghiandole, bellezza.

taglia di jeans: 44 piena (da scoppiare), 46, 48 in su.

E somigliate a questo:

Vedete “forme” in una sfera, voi? NO. La sfera è un blocco unico.

La cellulite regna sovrana, i rotoli strabordano ovunque.

Non è cattiveria, è realtà.

Certo, è opportuno considerare anche la vostra altezza, ma tranquille, in linea di massima si capisce benissimo se siete un grissino, una clessidra o una sfera.

Io, fiera della mia taglia 42 di jeans, della mia Small massimo medium di vestiti/magliette ecc, della mia seconda abbondante di reggiseno, sono una ragazza curvy. E esteticamente piacevole. Non a caso faccio foto per dei fotografi, e ho come minimo un servizio fotografico a settimana. Sono alta un metro e settantacinque circa. Sapete bene che una 42 in una ragazza alta un metro e 60 scarso la fa apparire già più rotondetta di una alta uno e 75 con la stessa taglia.

E sinceramente mi incazzo se vengo paragonata a una rotoballa tipo Adele, quando quest’ultima viene definita “curvy”.

IO sono curvy. NON lei.

NON voi (riferito alle tizie dei video.)

Che vi linkerei volentieri, ma solleverei un vespaio.

E ricordate BENE che essere GRASSE è dannoso ESATTAMENTE QUANTO essere iper-sottopeso.

Che così come è pericoloso vedere una modella emaciata, lo è anche far comparire una cicciona, facendo passare quel modello come sano.

Per cui smettetela di credere che in voi va tutto bene, e provvedete a rimediare: fatelo per la vostra salute.

E abbiate il coraggio di autodefinirvi “grasse”. Perché quello siete.

FINE.

 

cose cattive a caso 1

Che bel post, dedicherei una rubrica settimanale a “cose cattive a caso”. (e perché no?) Oggi che giorno è? Martedì, bene: martedì è cose cattive a caso day.

1.

La cosa che mi sento dire più spesso è che sono montata e presuntuosa. Nah, semplicemente la finta modestia non mi si confà.

Parliamo della finta modestia: ti fanno un complimento, poniamo “come sei bella”, e te “noooo oddio che dici, tu sei più bella. “Eh, non hai visto, sono un fiore guarda (sorriso forzato).” “Non ci vedi bene anche se… grazie”.

Ma andate caldamente a fare in culo.

Certe volte (la maggioranza, per fortuna oltre a schifosamente vanitosa sono anche iper critica e perfezionista, così le due cose di bilanciano) risponderei : “Lo penso anche io” “sì, infatti” e “lo so, grazie”. Non che devo fare una faccia tipo “ah sì, non me ne ero mai accorta”, quando ho passato circa le precedenti due ore davanti a uno specchio a contemplarmi. Così mi mantengo ferma con un “grazie” deciso e franco. Senza altre sbavature.

 

2.

La natura ha un certo equilibrio. Penso, a distanza di tempo, vedendo le sue foto (ex di una mia amica): era troppo figo per te, nisba. Era giusto che le cose si ribilanciassero alias essere stata da lui lasciata per altra tipa sicuramente più carina, intelligente e acculturata non è crudeltà. E’ cosa buona e giusta. Fossi Dio, ci avrei pensato subito.

Scusate, voi quando vedete una cessa con un bel tipo (o viceversa) non pensate: e che cazzo, non è giusto?

 

3.

E sempre in tema: perché certe cesse orrende devono ricevere tutti quei mi piace?

4.

E sempre in tema: grazie cesse orrende che esistete e idiote oche, perché così posso svettare come e meglio di un dente bianco in mezzo alla pece. Non che ne abbia bisogno, chiaro.

5.

Io sono contenta se le strafiche multimiliardarie (vedi Cristina Aguilera) diventano delle balene obese (vedi Cristina Aguilera), sinceramente. E se succede a gente del mio entourage, non che mi dispiaccia, bada.

6.

“Ho un fastidioso plurito intimo” , pubblicità mentre si mangia. Grattati la fica e non mi rompere le palle con le tue infezioni/secrezioni/accenni di malattie sessualmente trasmesse/mi sono seduta su un cesso pubblico/non le la lavo.

7.

Sedicenti fashion blogger che si credono estremamente fashion. Proliferare di blog come “diario di una stronza” “stai zitta!” “diario di una mente crudele .” e similaria. Poi vai a leggere /vedere foto e certe cesse sfigate che manco a volerci fare ti riuscirebbe di essere così cessa e sfigata. Essere stronze è l’anti essere cesse e sfigate. Non è roba per tutte. Se una cessa e sfigata fa la stronza risulta solo ridicola e acida. Zitellacida. La stronza lasciamola fare a chi la sa fare senza essere un personaggio: prendete spunto da Ballatasadica, una Bibbia.

8.

Bugie su bugie elettorali. Intellettualoidi (dove?) che parlano “dei problemi della società.” Puliscitici il culo con le tue ovvietà, coglione. Dio (Battiato) scrisse taaaaaanto tempo fa il non plus ultra della nostra attuale “analisi della società”. Te la sottopongo, mi rivolgo a te eventuale sapientone in ascolto, ma non copincollare eh. Però via, ve la traduco…

“Mr tamburino (Bob Dylan, ma oggi diremmo non so…un nome di uno stronzo a caso che ci infanga l’anima e toglie il respiro, in questa italietta distrutta) non ho voglia di scherzare, rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare (farà freddo)

Siamo figli delle stelle, e pronipoti di Sua Maestà il denaro (com’è vero! Tutti a fare inutili e vuoti filosofeggiamenti e moralismi quando siamo schifosamente attaccati al denaro)

Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali (vi ricordano qualcosa certi squallidi altarini comici col politico-commediante di turno?)

e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti (la società dell’apparire che ci bombarda di messaggi svilenti tramite la pubblicità): siete come sabbie mobili, tirate giù.

C’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero (cioè LUI, che si prende in giro da solo)

Com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano (ricalca una frase di una canzone di S.Remo, ricca di ipocrisia: son tutte belle le mamme del mondo, lì ovviamente non si alludeva a nessuna difficoltà nell’invecchiare, boiata paurosa)

QUANTE SQUALLIDE FIGURE CHE ATTRAVERSANO IL PAESE, E COM’è MISERA LA VITA NEGLI ABUSI DI POTERE (misera, avete capito? E’ misera!!!)

Sul ponte sventola bandiera bianca (è cantata in tono eroico, ma significa la resa, la sconfitta, la disfatta, un sublime: mi arrendo)

A Beethowen e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa, che mi da’ più calorie (e cioè , anche se non condivido: che mi frega della vecchia musica o della musica in voga)

Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore (clamori mediatici, le discoteche)

in quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore! (i film horror erano molto in voga)

Ho sentito degli spari in una via del centro (come a dire: ma svegliatevi, l’orrore ce l’avete davanti)

quante stupide galline che si azzuffano per niente!

minima immoralia, minima immoralia (come a dire: guardate come siamo ridotti)

e sommersi sopra tutto da immondizie musicali! (vero)

the end, my only friend, THIS is the end (e non la fine del mondo dei Maya)

ritornello ecc.

 

TUTTO CHIARO? SERVE SPIEGAZIONE ULTERIORE? ipse dixit.

9- sarebbe bello arrivare fino al punto 10. Per fare numero tondo. Ma si chiama cose cattive a caso, e quindi, per dispetto, mi fermo qui.

 

S.E.M

Sento nel cuore un pizzicorino piacevole e tiepido, forse senza eclatanti motivi. Lo ascolto. E’ la felicità.

O, se non si vogliono usare iperboli perché si deve sempre sbassare un po’ tutto (poi, di grazia, perché?), lo si può chiamare stato di duratura e piacevole serenità e equilibrio e calma interiore. Baricentro. Fulcro di energia positiva. Ho i chakra allineati bene.

Mi sento appagata, sicura, libera, sana, bella, forte, giovane. -Mordo i frutti terrestri con saldi e bianchi denti voraci, guardo il volto di fiamma del mondo come un amante guarda la sua amata-. A potermi azzannare il cuore sentirei in bocca (in senso figurato eh) un sapore dolciagnolo. E’ tutto piacevole.

S.E.M     Senza. Eclatanti. Motivi.

 

… e non sono fatta! Non mi sono MAI fatta (tranne una volta per sbaglio, ero convinta mi avessero offerto una sigaretta, giuro, ma sbaglio tante cose, tante persone. Una volta stavo per limonarmi il fratello gemello di un mio ex convinto fosse lui, figuriamoci). Sono cocaina di carne.

Non traggo serotonina dalla cioccolata o simili, non dormo fino a tardi, non sono plurimiliardaria, non ho vinto un nobel né un oscar, non ho comprato praticamente niente per i saldi, e la crisi la sento perché non sono sorda. Eppure io sono felice perché non mi manca niente per esserlo. Stupefatta senza stupefacenti. Appagata senza surrogati e palliativi. La salute, la famiglia, i miei affetti integri, nonno che frigge le trote fresche fresche, questo tempo che è tutto nuvolo ma chi se ne fotte, i venti anni…carpe diem qua e carpe diem là, ebbene poche chiacchiere io sto dies lo sto carpendo e me la godo di brutto. E poi strano perché carpe diem non è manco il mio motto.

I  miei motti sono meno inflazionati (semper adamas- sempre come il diamante, il mio memento audere, l’habere non haberi, ex adversis semper resurgo…)

Sì.

I miei motti sono decisamente più fighi.

A’ la prochaine mes choux.

MELE

“Le ragazze sono come le mele sugli alberi. Le migliori sono sulla cima. Gli uomini non vogliono arrivare alle migliori,perché hanno paura di cadere e ferirsi. In cambio prendono le mele che sono cadute a terra perché ,pur non essendo buone,sono più facili da raggiungere.”

 

NO, VERAMENTE QUELLE “SULLA CIMA DELL’ALBERO” E CHE “NON VENGONO COLTE” SONO CESSE. Tranquilla che se sei figa puoi stare pure sul monte Olimpo, di mani che tenteranno di arraffarti le troverai SEMPRE.

 

Sono buona e pure sveglia, modestamente. Starò tra i rami bassi, ma intanto faccio la fotomodella.

 

Buona visuale da lassù quindi, “carine” e preziose mie.

 

 

tutti coglioni?

Sembrava di vedere la grottesca parodia del titanic formato tragicomico. Ora è facile fare i vari accostamenti: la nave, l’Italia. il pubblico: l’imprenditrice disperata, Travaglio, le giornaliste ecc.: un pezzo di noi, l’equipaggio.

LUI: l’ceberg.

Il governo Monti: la punta dell’iceberg.

Ora, è vero che la nave la botta l’ha presa con la parte emersa del corpo di ghiaccio, ma cosa c’era SOTTO? Evidentemente anni e anni di malapolitica. Chi c’era sopra? Monti. Allora è tutta colpa di Monti, i ristoranti (fino al 2009) erano pieni.

Direi che il tutto si commenta da sé. Ad ogni modo non mi è piaciuto affatto come la trasmissione è stata condotta. (servizio pubblico, mi consenta). Non è stato un botta e risposta, ma un botta-botta-botta confusionario, e non perché Berlusconi non  sapesse rispondere, ma perché non faceva in tempo ad aprire bocca che subito partivano “nuovi collegamenti”, bisognava leggere “nuovi documenti”. Tutto rigorosamente cronometrato per far entrare l’intervento di questo e di quello.

Una trasmissione paralizzata dai tempi televisivi.

Così facendo lo hanno avvantaggiato moltissimo. Ha potuto “glissare” su molti argomenti. Ha detto che si divertiva. 

Ha ricordato a Travaglio che ha fatto soldi grazie a lui, e ha ragione.

Che nemmeno lui è troppo immacolato, e ha ragione. Lettera o non lettera, causa civile o causa penale che sia. Non è che la diffamazione è un reato così da niente e se sei giornalista è ancora più da niente.

E’ passato un messaggio sbagliato.

E lui li ha fregati tutti, ancora una volta, e si è divertito a fare il corpo sommerso dell’iceberg, a dire “è colpa della punta! (che per carità, è stata una punta di merda!)” “è colpa della costituzione.” …”è colpa dei comunisti, sono tutti comunisti”

Che, aperta parentesi: tutti i torti non li ha in merito alla costituzione. O per meglio dire: l’iter legis è effettivamente molto poco snello, ma dare la costituzione in mano a lui sarebbe permettere a un maiale (con tutto il rispetto per i maiali, animali utilissimi ) di gozzovigliare tra i gioielli della Corona inglese. 

Tipo:” nessuno in tutti questi anni ha mai pensato che invece di un bicameralismo perfetto (francamente inutile, serve solo a dilatare i tempi) magari un buon monocameralismo (che vorrebbe dire una netta riduzione dei parlamentari) o un bicameralismo imperfetto (una camera ha più peso dell’altra o comunque si dividono i ruoli) renderebbe tutto molto più efficiente?” -bisbiglia il bambino con la fionda di fronte a un esercito di soldati armati e schierati.

Non oso immaginare, ad ogni modo, una costituzione formato Berlusconi. Mi è bastato vedere cosa è stato in grado di fare con la legge ordinaria, per pensare che sarebbe una bestemmia consentirgli -mi consenta- di fargli mettere le mani sulla fonte superiore del sistema delle fonti del diritto.

Tutti complotti. Nella mia tomba farò scrivere “uomo buono e giusto”. Aiuto gli amici. Andate alle serali. Dell’Utri bravissima persona. Ho dovuto votare l’IMU. Volevo aprire ospedali e università (spunta un’aureola) ma purtroppo (sospiro, lacrimuccia mediatica) ho dovuto ricandidarmi. 

Il suo modo di sorridere beato quando lo hanno chiamato “play boy”, era contento. Era in pace con sé stesso. 

E alla sua domanda sibillina: “tredici milioni di italiani, allora, tutti coglioni?” ha dato la sua scoccata finale.

E’ colpa vostra, dell’equipaggio, qualora abbia colpe, sono stato democraticamente eletto.

Allora tutti coglioni?

Anche Hitler è stato democraticamente eletto.

Tutti coglioni?

Nei libri di storia verrà lasciato intendere tutti coglioni?

Oh ma ragazzini, siamo lo stesso popolo che sventolava bandierine e facevamo il saluto romano al passaggio di Mussolini.

Coglioni o no, non importa. L’iceberg (punta e corpo immerso, come il fantomatico pil sommerso che salva l’italia secondo lui) ha impattato la nave. I violinisti si guardano con gli occhi languenti e “è stato un piacere suonare stasera”, il popolo è allo sbando.

In fondo, penso, abbiamo bisogno delle scialuppe di salvataggio, ora. Non di ascoltare cosa la montagna di ghiaccio ha da dire. O come deride il capitano della nave, che saremmo noi, ricordiamocelo. (siete voi che mi siete andati addosso perché non mi avete visto, pappappero, che volete da me, ora?)

Tutti coglioni? 

Tutti truffati da un bravo incantatore. Che è solo un lieve palliativo, lo ammetto.

Non ricommettete lo stesso errore, non votatelo. Non votateli, perché i corpi di ghiaccio sono TUTTA la vecchia politica, anche “il filo rosso disumano”. Lui è stato forse l’esempio più plateale. E anche quello che c’è stato di più, cronologicamente parlando.

Coglioni o no, saltate giù da sta nave, mettetevi in salvo.

“Santoro avevano scommesso che me ne sarei andato, invece è lei che si sta allontanando da me…

 

 

mi sono proprio divertito, stasera.”

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