Sgarbi a leggere ciò che segue intonerebbe una profusione di “capra , capra, capra” recitati monotoni come Ave Maria. Perché sto osando trattare del “suo” settore.
Ma, dato che il conoscere non si offende della testolina che cerca di carpirne un pezzettino, schiaffo qui i due David (principali) della nostra Storia dell’Arte. Tutto ha un suo perché.
Donatello. Abbastanza realistico. Davide è un suonatore d’arpa, un pastore, un ragazzino. Con un corpo da ragazzino. Si presente di fronte al gigante completamente disarmato, non potendo muoversi agilmente con l’armatura di un soldato. Golia, la Forza Bruta, vede il ragazzino e lo deride.
Armato solo di Mente, una fionda, un pugno di sassi di fiume, precisione.
E poi la storia la sapete, sassata in piena fronte, Golia è stordito, Davide ne approfitta decapitandolo e esibendone fiero la testa.
Donatello ha scelto un modo di narrare (tramite la scultura ça va sans dire) “classico”, canonico. Rappresenta il “dopo”, la vittoria, la sconfitta di Golia.
In modo molto simile tra l’altro a come viene rappresentato Gabriele Arcangelo quando schiaccia col piede la testa di Lucifero e brandisce fiero la spada.
E poi c’è Michelangelo, 1501.
Dal marmo fuoriesce una figura anatomicamente perfetta (sì, anche lì, perché nei canoni classici il pene “grosso” non era simbolo di virilità, ma di bestialità. )
Colto nell’atto che PRECEDE l’azione. E’ un David pensante, e in questo sta la sua bellezza. Aggrotta le sopracciglia. Studia l’avversario.
Senza il pensiero a precedere l’azione, senza il controllo della mente sul corpo e sull’impulsività, David si sarebbe fatto massacrare. L’intelletto (e non la divina provvidenza), l’intelletto (e non la fortuna) , l’intelletto (e non un assalto non meditato)…ha salvato un ragazzino da una fine sicura.
Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
Se non fosse che qui Michelangelo si riferisse al lavoro dell’artista, che è PRIMA mentale e POI manuale (non esistono bravi disegnatori che non siano ottimi osservatori, bravi fotografi privi d’introspezione ecc), questo passo potrebbe essere usato per descrivere il suo stesso Davide.
Mi piace cogliere questo, in questo David. E non l’ennesimo esaltare le gesta di personaggi biblici. Un inno all’intelligenza, così come il (pagano) Odisseo (mio personaggio letterario preferito).
Che, guarda un po’, uccide anche lui un gigante, e lo fa con l’astuzia.
E non è un caso che Dante gli metta in bocca un’ode all’intelletto, ed è onorevole il fatto che non faccia pronunciare questi versi celeberrimi al santo di turno.
“Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.”
Plotino poi, lega strettamente l’anima all’intelletto. Ok, letteralmente “sdoppia” l’anima in due gradi, uno più alto e uno più basso, (ora banalizzo un po’, una sorta di anima del mondo che guida il cosmo e l’anima dei viventi che singolarmente guida i corpi…Plotì, non ti rivoltare nella tomba). E l’anima PROCEDE dall’intelletto.
E’ un vero peccato che da noi spesso si valuti prettamente l’ “involucro”. La nostra società esalta i corpi, di certo non le menti.
Esalta? Oddio, secondo me finisce per mortificarli. Poveri corpi. Sempre a doversi piegare a sfidare gli anni e a dimostrarne di meno, a spianarsi le rughe, a strapparsi i peli, a coprirsi i capelli bianchi, a nascondere i visi sotto il trucco, a esibire e ostentare, a fiaccarsi con diete insane.
Anche questo carpe diem del cazzo pluri-abusato e pluri sputtanato e deviato rispetto al suo vero significato…questo dover rincorrere la sensazione immediata, superficiale, la sensazione di sola pelle, quasi con uno scatto animalesco…
boh. Non è per questo che siamo stati “progettati”. O meglio. Con tutta la fatica che abbiamo fatto a emergere dal caso, ciò rappresenta un triste spreco di risorse.