50 sfumature
Porno-soft. Perché da qui a parlare di buona letteratura erotica ce ne corre.
Porno-soft. Una volta era Melissa P. , ora sono le 50 sfumature di grigio, rosso, nero.
Porno-soft, i libri che leggi affrettando le parti di trama, per soffermarti sulle pagine delle descrizioni.
Porn-soft. Quando capisci che la trama-banale- è esattamente come quella di un cortometraggio porno. Messa lì solo per far da cornice, da legante impossibile, a tratti surreale, col resto.
L’idraulico che bussa alla porta, aggiusta i tubi, lei non sa come pagare, si spoglia e via.
Professore-alunna.
O viceversa maestrina e tizio inesperto che ba-ba-ba-balbetta di non essere in grado e poi si scopre essere Rocco Siffredi.
E qui non ci vedo niente di diverso. Ste sfumature di grigio o quello che ti pare, non le colgo.
Il magnate miliardario con il pallino per la sottomissione e il sadomaso. La tizia remissiva che si lascia possedere e sottomettere.
Che poi, se proprio vogliamo dirla tutta, qui l’elemento novità sta solo nel fatto che di solito la sessualità si gioca a ruoli invertiti.
Poiché eccita l’ignoto o il particolare o il diverso o l’estremo (a voi la fantasia, ci mancherebbe), solitamente le personalità “forti” gradiscono la sottomissione, viceversa quelle un po’ più fragili acquistano una certa sicurezza in quei momenti se tirano fuori le unghie… in entrambi i casi è l’inusuale che vince.
Esempio classico e, secondo me, più attinente alla realtà (per quanto anche questo molto caricato) è offerto dal secondo uomo di Carrie di Sex and the city, contentino in mancanza di Mr Big. Uomo politico, una certa posizione sociale. Vuole che Carrie gli pisci addosso, pardon la finesse. E lo vuole proprio perché è una cosa “strana” rispetto al suo ruolo di leader.
Ma a parte questa constatazione porno-psicologica. (o porno-psicotica, se preferite) , chiediamoci il perché.
Perché va tanto di moda il porno-soft, voglio dire.
Avevo circa tredici anni, e leggevo di sotterfugio Melissa P. emettendo una profusione di “ooooooooooooooh” mentali per quelle poche pagine di letteratura commerciale e affettata.
A distanza di tempo, molto tempo, non posso che elogiarla, sta Melissa P.
Davvero.
Perché, nonostante la scarsa qualità eccetera, il suo racconto ha il pregio di essere vero. Anzi dai, Veritiero.
Considerato il personaggio, non è secondo me troppo difficile che ciò che narra corrisponda a realtà. Per quanto la vita reale ed esperienze sessuali annesse siano(e meno male) forzate, esasperate, esagerate.
Mi piace leggerla così.
La storia della ragazzina ingenua vissuta in una realtà chiusa che -proprio perché sconosciuto, misterioso- idealizza il sesso e lo vede come qualcosa di totalizzante, coinvolgente fino all’ultima cellula. Insieme all’amore inestinguibile.
Salvo poi rimanere delusa e rimanerci “fregata” quando il primo tizio che incontra si rivela non essere l’uomo della sua vita. Grazie al cazzo, direi.
Da lì, poiché ormai sente di essersi svenduta, decide di “vendicarsi” dandola a destra e a manca, indifferentemente.
Tanto di cappello se tutto ciò è veramente vero, anzi, ci vuole un certo coraggio per scriverlo.
Ma ste sfumature, boh.
Porno-soft. Un libro che cerca di generare degli “oooooooooooh” mentali, e considerato quanto ha venduto, ci sta riuscendo.
Perché abbiamo bisogno di questi “ooooh” mentali?
Giustificata è -spero- la mia lettura a tredici anni della Melissa. Cento colpi di spazzola.
L’ ho letto per curiosità, quella curiosità e quello sballamento ormonale che quando sei più grandino ti fa arrossire. E’ la stessa curiosità che scuote la mente e porta a idealizzare il sesso, caricandolo di aspettative. Come aveva fatto Melissa.
Io avevo altissime aspettative sul sesso, giuro. Mi chiedevo: oddio, considerato QUANTO se ne parla, e al contempo QUANTO se ne parla con poca naturalità (bisbigli, “quella cosa lì”), e al contempo ancora quanto se ne parla tramite vezzeggiativi di vario tipo, sia per le “pratiche” sia per i nomi degli organi sessuali (qui si potrebbe aprire un elenco che non finisce più)….deve essere una figata. Sì, deve essere una figata una cosa che merita di essere chiamata almeno con una decina di verbi diversi, fatta con organi che si chiamano con almeno una trentina di termini diversi, tutti fuori dizionario.
E invece poi ti accorgi, che sì, ok, carino e tutto, ma di tutto quel “ooooooooooooooooooooooh” non ha proprio niente.
E così immagini, hai bisogno di immaginare. Anche perché la pornografia esplicita e spudorata te la sbattono davanti ogni giorno.
E hai bisogno di immaginare, e servono le parole, e non le foto o i video ,per ‘immaginare. Serve la letteratura.
Il sessanta percento del piacere dato dal sesso deriva dall’elaborazione mentale che c’è dietro.
E allora giustifico, a livello sociale, tutto questo attaccamento al porno soft, un po’ più velato, più…educato. Ma sempre basso, commerciale, alla buona, alla portata di tutti. Per risvegliare a livello celebrare l’erotismo.
Così mi chiedo, mi dico. Ma leggetevi d’Annunzio, cazzo.
Leggetevi de Sade.
Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non confonderebbe con l’intero possesso del corpo di lei. … Dopo, nessun attimo eguaglierà più quell’attimo.
O ancora.
Mh.
Ogni poro della mia pelle era una bocca. Una piccola bocca che suggeva piacere. Ogni bocca era invidiosa dell’altra, e tu dovevi baciarle tutte. E io non sapevo dove si sarebbe posato quel bacio. E nell‘attesa mi prostravo.
E questo-con parole un po’ più dannunzieggianti, lo diceva Elena Muti.
La stessa donna crudele che una volta “fatto” , strappava uno a uno i petali delle rose che trovava dentro casa, li spargeva sul pavimento. Faceva inchinare l’amante affinché le allacciasse i nastri delle scarpe.
Lacci, violenza, bondage, sadomaso. Non vi siete inventati nulla.
Solo che sapevano scriverlo meglio, più elegantemente. E’ un erotismo più “ideale”, più alto, più stimolante.
Che altro vi siete inventati? Il mito dell’androgino?
C’è una donna-dandy, che fuma e intrattiene conversazioni con uomini, che si veste da uomo, nel libro di d’annunzio.
La donna sottomessa?
“Love me tonight Andrew, please, love me tonight Andrew”, supplicava una tizia inglese di fronte a Sperelli e i suoi amici snob. Tanto che questi ultimi la deridevano dicendo : “cos’è questa lagna?”
Non vi siete inventati niente, punto.
E queste immondizie letterarie non stimolano la mia mente. Non risvegliano le mie fantasie.
Come fa D’annunzio, se BEN letto e capito, o come fanno cose più vere e più pratiche…come andare in profumeria, e mettersi tra i polsi o dove il sangue scorre più caldo, qualche goccia di profumo da uomo. Che sia fresco e amarognolo. Perché mi ricordi costantemente cosa mi eccita.
ma questa è un’altra storia. E comunque i profumi da uomo sono oggettivamente meglio di quelli da donna, troppo dolciastri, troppi bouquet floreali, troppo fruttati, troppo rosa, troppo frivoli.
Stereotipati. Come sta letteratura.
Sono un altro tipo di donna.
Cheers.